FREE FALL JAZZ

Il Record Store Day sarebbe passato e pure il Record Store Weekend, visto che oggi è lunedì. Tuttavia non è un buon motivo per lasciar fuori l’opinione di Pedro di Jazz Messengers, negozio di Barcellona che negli anni è diventato un punto di riferimento per la vendita online di dischi jazz. E così chiudiamo il nostro piccolo speciale con una testimonianza internazionale di un autorevole veterano del settore.

Siete attivi dal 1980. Quanto è cambiato, da allora, il mercato della musica?
Ovviamente è cambiato in maniera drammatica, soprattutto perché l’industria discografica non ha saputo e ancora non sa proteggersi dalla pirateria. Per questo ormai il pubblico generale, quello non specializzato come potrebbe essere quello del jazz, scarica di tutto e di più senza rischio di conseguenze legali. Ti ricordo che la Spagna, tra l’altro, detiene il primato europeo per il download illegale. E ora? Chi viene da noi in negozio è il collezionista o la persona che ama avere un bel prodotto fra le mani, che sia cd, dvd o vinile. Il tipo di persona che vuole qualcosa da mettere sugli scaffali già pieni di dischi, che vuole sentire la fisicità del supporto, leggere il booklet con le note, studiare la copertina, perché sono tutte cose che fanno parte della proposta artistica. Lo so benissimo perché pure io sono così.

Come va il mercato del 2012?
C’è un fatto che risponde in maniera piuttosto precisa alla domanda: siamo aperti. E non parlo del negozio online, ma proprio del negozio fisico, di cui siamo molto orgogliosi. Facciamo conoscere un sacco di musica ai clienti. Abbiamo un vero e proprio esperto dietro al banco, così chi viene da noi sa di poter contare sui consigli di una persona preparata. Cosa più importante, ci occupiamo molto delle etichette e degli artisti sottovalutati, e raccomandiamo spesso le cose che ci piacciono – così il cliente trova sempre qualcosa di sconosciuto o inaspettato in bella vista. Il bello è che funziona, visto che abbiamo molti abituali, pure molti stranieri che passano sempre a trovarci durante le vacanze!

Quando avete cominciato a vendere su internet?
Abbiamo lanciato il sito alcuni anni fa perché altrimenti saremmo rimasti nella preistoria. Alcuni clienti, in particolare quelli più giovani, ce lo chiedevano con insistenza. E’ un altro modo per raggiungere le persone con la musica che amiamo, come pure il catalogo che stampiamo ogni mese. Grazie a internet il nostro raggio d’azione ormai va dalla California al Giappone!

Sito o negozio, quale vende più copie?
Decisamente il sito. Il perché è chiaro: vai sul sito e sei immediatamente circondato da un sacco di belle cose, ed è tutto immediatamente a portata di mano. E’ pratico, e i prezzi sono molto convenienti. E’ difficile mantenere la calma quando arrivi sul sito e vedi quel disco che magari cercavi da anni e anni, fresco di ristampa e ad un prezzo contenuto. Internet rende questo processo molto più rapido e facile.

Si dice spesso che la musica con un pubblico dedicato e appassionato, tipo il jazz, abbia subito meno erosione delle vendite rispetto a quella da classifica. Sei d’accordo?
L’unica perdita è il pubblico occasionale, quello che ascolta altre cose, che siano altri generi o persino musica commerciale da classifica, ma che non disdegna un po’ di jazz ogni tanto. Il nucleo dei nostri clienti è fatto di persone come me o te, che ogni mese hanno bisogno di qualcosa di nuovo. E tornano sempre!

Quali sono i bestseller del jazz?
Non ci sono molti nuovi artisti che facciano da traino, oggi. Il motivo è banale: l’industria discografica spende sempre meno per costruire il domani con nuovi nomi. Così posso dire che nell’insieme i bestseller sono le ristampe di alta qualità. Il trentennio che va dagli anni ’40 agli anni ’60 è quell’era aurea del jazz che ancora domina il fatturato: Bill Evans, Miles Davis, Ella Fitzgerald, John Coltrane, Chet Baker, giusto per nominare qualcuno.

Esiste un appassionato-tipo?
Maschio, sopra i trenta, di solito con un gran numero di dischi a casa.

Cosa pensi di quelle compagnie come CdBaby che permettono al musicista il totale controllo del processo produttivo?
Che dire? In generale credo che il rapporto fra musicista ed editore dovrebbe essere produttivo per entrambi. In caso contrario, il musicista fa benissimo a prendere in considerazione queste nuove soluzioni.

Quanta selezione fate, nel mare di uscite mensili?
Selezioniamo sempre ciò che compriamo, questo è chiaro. E siamo sempre in cerca di novità interessanti. Direi che c’è la selezione, e un’attenta ricerca è il principale mezzo di selezione. Il problema è che, col declino della discografia, il numero delle novità fra cui selezionare è sceso.

In Italia, molte persone usano il jazz come gagliardetto da esibire per guadagnare prestigio socioculturale. Succede la stessa cosa in Spagna?
Il jazz ormai è visto come arte complessa e potente da chiunque. In passato tutta questa considerazione era riservata alla sola musica classica, oggi è evidente a tutti che non esistano altre forme di musica complesse e impegnative come il jazz nate nel ventesimo secolo. E quindi sì, succede anche da noi. E ti dirò, ne sono contento: è comunque un grande riconoscimento.

(Intervista raccolta da Negrodeath)

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