Ne parlavamo già l’anno scorso in occasione del Black Friday: belle le celebrazioni, l’idea di provare a riavvicinare il pubblico al supporto fisico e tutto, ma ancora più bella l’idea che esistano ancora persone per le quali ogni giorno è buono per essere un Record Store Day. Il pensiero di Marco di Paper Moon (Biella) è assai simile.
Presentati e racconta un po’ la storia di Paper Moon: quando e come è nato, cosa avete fatto in questi anni…
Il negozio esiste dai primi anni ’80. Si chiamava Fragola E Panna ed era il classico negozio di quel periodo in una città di provincia: trattava un po’ di tutto senza essere specializzato in generi particolari. Nel 1984, con l’avvento del CD, continuava a trattare vinile, ma anche merchandising. Personalmente lo conoscevo ben poco: i negozi dove io compravo regolarmente sia vinile che poi CD erano altri, un paio a Biella e uno ad Ivrea. Tra la fine degli ‘80 e i primi ‘90 viene rilevato dal nostro predecessore e ribattezzato Paper Moon. Questo gestore stravolge l’attività, puntando tutto sul CD e sul noleggio di VHS, e sopratutto cominciando a proporre la vendita per corrispondenza. Non lo faceva offrendo il prezzo più basso, come all’epoca i vari Mondo Dimar o Sweet Music, ma cercando di coprire il mercato del collezionismo, importando, direttamente o tramite distributori italiani, titoli di autori di nicchia o comunque materiale edito in gran parte solo all’estero. Nello stesso periodo comincia a dedicarsi con discreto successo all’attività di promoter, organizzando concerti sempre di autori di nicchia, poi nel 1993 cede la parte noleggio video e mantiene solo quella “audio”, incrementando ulteriormente le vendite per corrispondenza facendosi pubblicità su riviste specializzate. Nel 1996 cede infine a noi il negozio: Marco, cioè io, classe 1959, mio fratello Paolo, classe 1964 e Andrea, classe 1973, tutti ovviamente già collezionisti e super appassionati. Negli anni si sono alternate diverse fasi. Dal ‘96 al 2000 ci furono grandi vendite, specialmente in negozio. Era il periodo in cui i CD avevano fatto il botto, diventando il “classico regalo”. Nello stesso periodo pian piano la vendita in corrispondenza crebbe, grazie a pubblicità mirate su riviste e ai primi deboli contatti con il mondo di internet. E infatti dal 2000 al 2005 facemmo ottime vendite specie per corrispondenza, grazie alla nostra specialità: la velocità nel reperire il materiale. Un esempio? Le uscite in America sono di martedì. Noi al venerdì chiudiamo gli ordini USA. Al lunedì mattina, grazie a corrieri veloci e sdoganamenti mirati, abbiamo il materiale, che in giornata viene spedito col sistema consegna 24 h, così al martedì il cliente ha il CD lo stesso giorno di uscita negli States. Dal 2005 ad oggi sempre vendite buone, ma solo con clienti di nicchia. Scende inesorabilmente la vendita dei titoli “commerciali” per le solite colpe: i discografici che pare facciano sempre un altro mestiere, il download legale o illegale da internet, il disinteresse del pubblico verso la musica, o meglio, verso il supporto. Quindi abbiamo “diversificato “ la nostra attività puntando sempre sulla qualità e la velocità, ma allargandoci anche ad altri obiettivi, come la vendita dei biglietti, siamo infatti punto Ticketone: paradossalmente il pubblico va a vedere i concerti ma non compra i CD. Poi anche il mercato dell’usato: compriamo, da privati o da magazzini, piccoli e grandi stock di materiale fonografico di qualunque tipo, nuovo o usato, e lo proponiamo a prezzi quasi irrisori, riscuotendo un ottima risposta.
Riguardo la situazione attuale del mercato del disco spesso si sentono in giro pareri di consumatori, discografici, giornalisti, mentre la prospettiva dei negozianti resta spesso nell’ombra. Cosa deve fare un negozio per “sopravvivere” in un periodo in cui tutti parlano di crisi della musica?
In parte penso di aver già risposto, ti aggiungo qualche parere del tutto personale. Cosa fare? In primis piantarla di piangersi addosso. Capire le esigenze del cliente: se vuole il prezzo basso cerchiamo di darglielo; se vuole comprare una volta al mese spediamo una volta al mese; se preferisce comprare due dischi a settimana spendendo di più in spese postali lo facciamo. Dare al cliente lo strumento che ritiene più opportuno sia per pagare che per ricevere la merce: noi abbiamo almeno sei modalità di spedizione e almeno dieci metodi di pagamento, non escluso lo scambio di materiale. Poi proporre il più possibile cose diverse: vendere sì Ligabue, ma magari far sentire a chi lo compra anche da dove Ligabue ha “copiato”. Insomma, è il negoziante che, secondo me, deve darsi da fare.
In media, come va il jazz nelle tue vendite?
Purtroppo il cliente jazz da noi non raggiunge il 5% delle vendite perché è un genere che trattiamo ben poco, ma se mi ordini qualunque cosa, che sia jazz o i canti dei pastori della Mongolia, io te la procuro. Noi personalmente vendiamo moltissimo le ristampe rock, blues e country anni ‘60 e ’70.
Si parla spesso del “contatto umano col negoziante che ti consiglia”, messo a repentaglio dai rivenditori online. Quanto è vero e quanto è luogo comune?
Non saprei bene come rispondere: il rivenditore online può darti il prezzo, ma se un sito è ben fatto può anche darti dei consigli.
Sul sito www.papmoon.com fate anche vendita per corrispondenza. “Entrare” in internet ha influito molto sul negozio?
Diciamo che negli anni è servito a mantenere il livello acquisito di vendite nei primi anni 2000. Nel nostro caso il sito è molto utilizzato per consultazione: anche se vi è la possibilità di fare l’ordine direttamente da lì, il 90% dei nostri clienti preferisce telefonarci o mandarci una mail per ordinare. Come avrai capito per noi non è un problema “ammucchiare” gli ordini e fare poi una spedizione come e quando vuole il cliente. Con un po’ di retorica posso dirti che negli anni il “lato umano” affiancato alla tecnologia con noi ha funzionato benissimo: di molti nostri clienti condividiamo gioie e dolori, sappiamo più noi della loro vita che le loro mogli… Ah, dimenticavo: i nostri clienti sono TUTTI uomini. Le donne al massimo vanno ai concerti.
Avete in programma iniziative di qualunque tipo per il record store day?
No. Ovviamente abbiamo cercato di procurare il maggior numero di rarità date alle stampe per l’occasione, ma a me questa “celebrazione” non piace molto, mi sembra più il “funerale” dei negozi: è un po’ tardi per salvare la specie. Adesso, permettimi, faccio lo “sborone” : ogni giorno deve essere il Record Store Day! Vabbè dai, l’ho detta!
L’episodio più strano, curioso, divertente o comunque memorabile capitato in negozio?
C’e sempre un buon motivo per aprire il negozio. A proposito: siamo aperti dal lunedì al sabato dalle 7:30 alle 19 continuato. Ti pare un orario da negozio di dischi? Neanche le farmacia sono aperte quanto noi! Episodi strani, divertenti, tristi, ne ho visti molti, sentiti al telefono ancor di più, ma non mi va di raccontarli così per iscritto: non renderebbero giustizia ai protagonisti.
(Intervista raccolta da Nico Toscani)