FREE FALL JAZZ


Spazio Clang! Artisti che cercano (e trovano) spazio per fare, proporre, creare una rete, incontrarsi. Nei fumetti quando il metallo sbatacchia, sferraglia o colpisce fa “Clang!”: loro hanno già colpito e non esiteranno a farlo nuovamente. Rappresentano una minaccia? Chi si nasconde dietro questa sigla? Li abbiamo incontrati e conosciuti: ecco cosa ne è uscito fuori.

Ciao Spazio Clang! Chi sei? Cosa vuoi? Dove sei?
Spazio Clang è un’associazione di promozione sociale, nata circa un anno fa dalla volonta’ di un guppo di amici, colleghi musicisti e perfomer. La nostra esigenza è quella di far succedere qualcosa di nuovo e particolare nella città, Padova, in cui tutti viviamo; una città culturalmente attiva ma in cui sentivamo la mancanza di attività un po’ più di ricerca e di sperimentazione, che potessero mettere in rete sia argomenti che realtà diverse, come anche il poter portare nel nostro territorio modalità di approccio alla tradizione o a tematiche, anche tecniche, un po’ diverse da quelle didatticamente più diffuse. Non abbiamo per il momento una sede vera e propria, ma da novembre possiamo utilizzare nei fine settimana uno spazio concessoci gentilmente dal Consiglio di Quartiere n.5 di Padova.

Avete finora organizzato un workshop sui canti popolari (tenuto da Giuseppina Casarin) ed uno d’improvvisazione (tenuto da Piero Bittolo Bon): due iniziative che delineano un campo d’azione e d’interesse abbastanza ampio. Siete soddisfatti di queste prime esperienze? Com’è andata?
I primi due workshop sono andati molto bene ed hanno aperto la strada ad una serie di iniziative che manterranno appunto tale forma: proposte che possono sia essere in linea con la tradizione e le modalita’ trasmissive della stessa che esplorare campi come quello improvvisativo in tutte le sue forme. Al workshop di Giuseppina la partecipazione è stata talmente alta da non poter accontentare tutte le richieste, il che ci ha fatto capire quanto i canti e la musica tradizionale possano tuttora offrire esperienze e soprattutto quanto vivo sia il desiderio di trasmissione e reinterpretazione dei materiali orali che altrimenti andrebbero persi. Il workshop con Piero Bittolo Bon è cresciuto nel suo dipanarsi: alla fine siamo arrivati a poter organizzare una performance finale con 18 elementi, con partecipanti da Modena, Ferrara, Vicenza e addirittura da Cosenza. Abbiamo fatto esperienza di varie tecniche di improvvisazione collettiva, dalla Conduction “alla Butch Morris” fino ad esperimenti zorniani quali ‘Cobra’ e approcci free derivati da Ornette Coleman. Il risultato è stato davvero coinvolgente e sconvolgente, anche perché non capita tutti i giorni di avere la possibilità di condividere la fantastica esperienza del fare musica – improvvisando! – con un ensemble così esteso ed articolato. Nel frattempo abbiamo anche dato il via ad una collaborazione di cui siamo molto fieri, quella con il Centro D’Arte degli studenti dell’Università di Padova, che da oltre sessant’anni è promulgatore e promotore di eventi che riguardano musiche contemporanee e d’avanguardia. L’idea è quella di proporre degli incontri/seminari con gli artisti che gravitano nella programmazione del Centro quando possibile, e comunque di fare rete nelle nostre reciproche attività. Il primo risultato in questo senso è stato il laboratorio tenuto da Ben Perowsky, che ha suonato qui a Padova con Uri Caine Trio, e anch’esso ha registrato una buona partecipazione. Speriamo di continuare così: ovviamente stiamo imparando a muoverci e cerchiamo di imparare dai nostri errori per migliorare la gestione delle attività. Direi comunque che per essere un gruppo di musicisti ce la stiamo cavando abbastanza bene! Soprattutto il supporto, la curiosità e la stima nei nostri confronti sono tangibili, il che alimenta la nostra energia e volontà di andare avanti.

Decliniamo al futuro: cosa vi salta in mente? Cosa farete da grandi?
In mente e in opera abbiamo già diverse proposte: tra febbraio e marzo avremo un workshop di ricerca e creazione cinetica con Laura Moro, che sconfina anche nel teatro e nell’uso della vocalità; uno condotto da Fabrizio Puglisi, che tratterà il patrimonio musicale del continente africano; e un laboratorio di live-electronics con Riccardo Marogna e Francesco Grani, improntato all’utilizzo e alla realizzazione di strumenti software per l’elaborazione del suono in tempo reale. In futuro moltissime altre proposte che seguiranno sempre un unico e fondamentale principio che delinea tutte le nostre scelte: offrire delle attività non presenti nel territorio e che abbiano una qualche identità di ricerca ed esplorazione in tutte le arti e generi, il che alla fine rispecchia del tutto anche le nostre personalità: siamo un gruppo molto variegato e sfaccettato, sia artisticamente che umanamente. Il sogno nel cassetto è poter avere uno spazio stabile in cui poter proporre concerti ed eventi alternativi per la musica e l’arte di ricerca e dare vita a spazi adibiti a sale prove e registrazione. Potete ovviamente seguirci sul nostro sito www.spazioclang.org ed iscrivervi alla nostra newsletter per poter ricevere aggiornamenti sulle nostre attività.

(Intervista a cura di Carlo Cimino)

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