FREE FALL JAZZ

Chi ama il jazz non può non apprezzare questo secondo volume dedicato allo stile tradizionale.
Lo stride piano è la matrice dell’opera e delinea atmosfere, colori ed emozioni.
Claudio Cojaniz ci trasporta alle origini del jazz, quando si mescolavano e contaminavano ragtime, blues, boogie, Africa, Europa, Sud America…
Il fraseggio è tipico, richiama naturalmente Scott Joplin, ma anche Pete Johnson, Albert Ammons e il grande Meade Lux.
La componente blues é nitida e subito percepibile, non solo nella pronuncia, ma anche nel metro delle tracce dal tempo più lento.
Nei passaggi più “tribali”, “orgiastici”, i fiumi di note caricano di energia il pianismo del musicista di Palmanova, tanto da evocare Art Tatum e Fats Waller.
La reinterpretazione del jazz tradizionale, però, non è qui un solo esercizio filologico, ma una rivisitazione densa di contemporaneità.
I dodici standards e il brano originale sono proposti, pur con uno stile chiaramente vicino a quello dell’epoca,anche con le poetiche di Bill Evans e Keith Jarrett nel cuore.
Ottimo lavoro, ben ideato, ben eseguito e ben prodotto. Ne consigliamo l’ascolto, soprattutto ai pianisti che poco frequentano le origini del piano jazz.
(Paul76)

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