FREE FALL JAZZ

Uscita quasi in contemporanea di questi due dischi. Il primo, Duets 71977 (ICTUS 178) è rimasto nei cassetti per quasi 40 anni, rappresenta uno dei periodi più creativi dell’improvvisazione europea. Come riporta anche John Zorn dalle note di copertina, quegli anni furono eccitanti per la possibilità di incontro tra musicisti di qua e di là dell’oceano.  Inglesi, tedeschi, olandesi, italiani ma anche americani, giapponesi e canadesi, avevano grandi possibilità di interscambio non solo musicale ma anche culturale, cose che naturalmente venivano assorbite dalla musica. Questo Cd rappresenta il primo incontro tra Evan Parker, inglese, nome già conosciuto per le sue esplorazioni in solo del sassofono che l’anno dopo registrerà il suo capolavoro Monoceros, ed Andrea Centazzo, che dopo aver lasciato il quartetto di Gaslini ed aver iniziato la produzione con la sua etichetta ICTUS si dedicherà completamente nella ricerca musicale improvvisativa. Registrato a Pistoia nel luglio 1977, il Cd  non toglie e non aggiunge niente di più alla musica prodotta in quegli anni dai due. Musica completamente improvvisata, dove si affaccia, forse per la prima volta l’uso dell’elettronica da parte di Andrea. La parte del protagonista naturalmente aspetta ad Parker, ma a Centazzo, che ha la capacità di colorare e riempire gli spazi con misura ed intelligenza, il compito di creare l’idoneo tappeto per il compagno. E’ musica, in ogni caso tutt’altro che datata, dimostrazione che l’”improvvisazione non si improvvisa”. Diametralmente opposto l’altro disco. Musica totalmente scritta dallo stesso Centazzo per i vari ensemble che ha riunito nei vari anni. Il West Coast Chamber Jazz Trio L.A. StricTly Confidential (ICTUS 179), si compone oltre di Centazzo (percussioni, elettronica e sampling) della bravissima flautista Ellen Burr ai flauti ed di Jeff Schwatz al basso. Musica che si ispira al jazz della west coast degli anni 50-60, Gerry Mulligan, Chet Baker etc., ma che viene completamente reinventata dal trio. Musica come detto scritta, ma che lascia molto spazio all’improvvisazione, grazie anche all’utilizzo della tecnologia. Si riscopre il Centazzo degli anni ’70 con Giorgio Gaslini (per esempio Murales) dove la sua figura non era più quella di semplice metronomo destinato alla scansione ritmica ma di coloritore e creatore di tappeti sonori, lasciando così spazio alla ariosità del flauto della Burr. Swartz rimane più defilato ma il suo lavoro, soprattutto all’arco, rende l’atmosfera del disco ottimale come colonna sonora di film noir, rispecchiando così le atmosfere di numerosi libri e film dedicati al quel genere. Nella immensa produzione artistica di Centazzo, ai confini se non al di fuori della musica jazz, questo lavoro è sicuramente jazz e merita di essere considerato come una delle cose più interessanti prodotte in quest’anno e anche della sua produzione.
(Maurizio Zorzi)

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