FREE FALL JAZZ

Si affaccia sul mercato, anche se nata più di 5 anni fa, questa etichetta slovena, la Klopotec dell’amico Iztok Zupan. Iztok, oltre ad essere un ottimo fotografo conosciuto, è noto soprattutto per il suo lavoro di ingegnere del suono. Infatti quasi tutte le uscite sono cd registrati dal vivo proprio da Iztok. La peculiarità dell’etichetta è soprattutto quella di seguire la musica improvvisata, nel catalogo sono presenti numerosi protagonisti, anziani e non, della scena musicale europea. Qui di seguito un piccolo pacchetto delle ultime uscite. Partiamo dal percussionista Zlatko Kaučič, qui in duo con il pianista e tastierista, anch’esso sloveno, Milko Lazar. Se il primo disco fatto da due Ena-OneIZK CD026 –  2015, rispecchiava molto i canoni dell’improvvisazione, con spunti molto interessanti dovuti all’ottima interazione, quest’ultimo Second Round, IZK CD038 – 2016  si basa troppo sulle armonie dei primi Weather Report (per intenderci quelli di Orange Lady) ed alla lunga risulta piuttosto banale e noiosetto.

Di altra caratura l’ottimo lavoro svolto sempre da Zlatko, qui in vesti di direttore, con la Cerkno Jubileum Orchestra, IZK CD040 – 2016, registrata al Festival di Cerkno (Slo) nel maggio 2015. Un orchestra dove i nomi più conosciuti sono degli italiani Massimo De Mattia, Luigi Vitale, Giorgio Pacorig e Giovanni Maier e dello sloveno Cene Resnik, la conduction passa tra momenti di improvvisazione collettiva a momenti più riflessivi (come l’emozionante To Paul), dovuti alla penna di Zlatko. Altra presenza di Zlatko, questa volta come percussionista in trio con Javier Girotto ai fiati e Alexander Balanescu al violino. Registrazioni che vanno dal 2009 al 2013. Musica improvvisata, ma con forti accenni alle matrici europee di musica colta dell’est (Balanescu) ed a quella sanguigna del tango dell’ovest (Girotto). Non a caso il doppio Cd si intitola East West Daydreams, IZK CD039 – 2016. Un bellissimo lavoro che nella successione dei brani, e delle date, mostra l’evoluzione del trio. Un disco da riascoltare piacevolmente. Decisamente altra atmosfera si respira con il live registrato al Festival Jazz di Cerkno, con protagonista Joe McPhee alla tromba e al sax alto assieme a Daunik Lazro al baritono e al sax tenore The Cerkno Concert IZK CD044 – 2016. Dalle note di copertina, scopro che i due si conoscono e suonano assieme da più di 20 anni, questo porta i due ad interagire in maniera equilibrata senza volersi suonare addosso. Musica difficile, certo ma realizzata con passione ed onestà. Gran disco da consigliare anche ai neofiti della musica improvvisata. Blue Fire IZK CD041 – 2016 del duo Giorgio Pacorig al piano e Massimo De Mattia al flauto, svolta decisamente su una linea di avanguardia molto più radicale. La musica, qui rigorosamente scritta, si richiama soprattutto all’estetica dell’avanguardia europea lasciando però spazio all’improvvisazione dei due bravissimi musicisti, che ritrovano la loro giusta dimensione espressiva. Ancora protagonista Giorgio Pacorig, questa volta alle tastiere, assieme a Clarissa Durizzotto al sax alto e clarinetto in Courtyard Stories IZK CD045 – 2016. Realizzato in studio, il Cd contiene, rispetto agli altri, brani piuttosto corti. Piccole storie che hanno la presenza costante delle tastiere (fender & korg) e dove gli strumenti a fiato della Durizzotto ben si incastrano, soprattutto al clarinetto. Nel complesso un esperimento abbastanza riuscito di connubio elettronica, improvvisazione e musica scritta. L’ultimo cd Les Ravageurs IZK CD042 – 2016 vede la presenza di Nicola Guazzaloca, creatore tra l’altro di tutte le cover degli ultimi 4 cd recensiti, al piano e Edoardo Marraffa al tenore e al sopranino. I due da tempo sono dediti alla ricerca musicale più radicale, e questo Cd non li smentisce. Registrato dal vivo al Limmitationes Festival in Austria, dedito soprattutto alla musica di improvvisazione, i due hanno dato vita ad un set che non fa assolutamente rimpiangere musicisti americani, anzi. Come nel caso del sopracitato The Cerkno Concert, anche qui i due si completano senza sovrapporsi, creando una musica ricca di pathos, evitando di diventare una sorta di mainstream della storica avanguardia.
(Maurizio Zorzi)

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