FREE FALL JAZZ

Se la tua nuova casa discografica ti mette a disposizione, come sideman, Jason Moran e Pat Metheny, vuol dire che le aspettative sono alte. Logan Richardson, con già due album interessanti in carniere e una lunga esperienza a fianco di Greg Osby, Stefon Harris, Gerald Clayton e altri ancora, si dimostra meritevole di tanta fiducia e dà alle stampe un disco che ben esemplifica l’attualità del jazz. Dotato di un suono limpido e cristallino di spiccata inflessione blues, il suo sax ricorda un Greg Osby più romantico e immediato – con una dolcezza che, a tratti, fa pensare pure ad Art Pepper. La struttura-base dei brani di ‘Shift’ è il chorus, in cui la band entra ed esce in maniera fluida, con entusiasmanti crescendo di intensità ed energia, ma pure improvvise, necessarie rarefazioni per riprendere il fiato; ed è il sax, con le sue linee rapsodiche, a guidare con sicurezza. Dalle originali suddivisioni ritmiche di Nasheet Waits, spesso in stile hip-hop e funk, alla graffiante chitarre di Metheny (ben più aggressivo di quanto di solito ci si aspetti) per finire col versatile e armonicamente ambiguo piano di Moran, i brani di ‘Shift’ brillano per intensità, intelligenza e capacità di coinvolgimento. Unico pezzo non originale ‘Locked Out Of Heaven’ di Bruno Mars, rallentata e stravolta in una specie di psichelia minacciosa con effetti eco che fondono assieme sax, piano e chitarra, sfalsati ad ogni ripetizion del tema. ‘Shift’ esemplifica alla grande il concetto di “libertà” nel contesto del miglior jazz odierno, ovvero la capacità di utilizzare al meglio tutte le forme e le prassi di conduzione di un gruppo a seconda delle circostanze e del fine da ottenere, senza ricorrere ad artificiose gerarchie e prospettive ideologiche senza senso. Un album esemplare, dritto fra i migliori del 2016 e degli ultimi anni.
(Negrodeath)

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