Rileggere John Coltrane non deve essere un’impresa facile per molti musicisti, soprattutto se questa riguarda il periodo finale della sua carriera musicale. Se “A Love Supreme” viene considerata una vetta non facilmente raggiungibile, soprattutto per il pathos e la spiritualità insite nella registrazione, ancor di più lo è “Ascension”, per la difficoltà di reinterpretare una improvvisazione collettiva. A quel periodo si avvicinarono solo Nels Cline con ”Interstellar Space Revisited” (Atavistic 1999), e soprattutto i Rova con “John Coltrane’s Ascension” (Black Saint 1997). Il primo, con la sostituzione della chitarra al sassofono, utilizza lo spirito del duo originale come punto di partenza e la struttura dei brani come base per lo sviluppo delle proprie idee. Di prima impressione potrebbe esserci un abisso tra le due registrazioni, ma in realtà così non è, il risultato finale le accomuna. Di diverso risultato la seconda registrazione. Registrata dal vivo alla Great American Music Hall nel dicembre del 1995, oltre al gruppo originario dei ROVA, ci sono un sassofonista (A.B. Spellaman), due trombe (Dave Douglas e Raphe Malik), due bassi (George Cremaschi e Lisle Ellis), piano (Chris Brown) e batteria (Donald Robinson). La prima prova di Ascension però ricalca molto l’originale, tema introduttivo, soli intervallati da improvvisazioni collettive ecc. In questa versione, dedicata ai 30 anni della registrazione, manca però l’impatto travolgente e intenso come un primo ascolto dell’originale. E’ una versione, buona, ma troppo rispettosa dell’originale, un omaggio all’ensemble che la registrò nel ’65 ma nulla di più.
Ben diverso il risultato ottenuto da nuovi arrangiamenti, a firma Ochs e Raskin, e la scelta di ampliare ulteriormente la formazione cambiandone anche il nome. Non più ROVA ma ROVA::Orkestrova – “Electric Ascension” (Atavistic 2005). La nuova strumentazione oltre al “cuore” dei ROVA (Ackley, Adams, Ochs e Raskin) ai sassofoni, si compone di una sezione archi (Carla Kinlstedt e Jenny Scheinman ai violini) e di una sezione Rhythm & Noise con Nels Cline alla chitarra, Fred Frith al basso elettrico, Ikue Mori alla drum machine, Otomo Yoshihide ai piatti Chris Brown (già presente nella registrazione del 1995 al piano) all’elettronica e Don Robinson alla batteria. Ochs e Raskin, utilizzando al meglio tutta la parte elettronica e “noise” sono riusciti a creare una nuova rilettura di Ascension e un veicolo per nuove improvvisazioni, fornendo altresì un profondo tributo allo spirito di Trane. L’utilizzo dell’elettronica, fornito dalla Mori, Brown e Yoshihide risulta molto efficace, capace di rafforzare quelli che erano gli “sheets of sound” di Trane, ma soprattutto l’uso degli archi è l’idea vincente per questa registrazione.
Con quest’ultimo capitolo (per il momento?) ROVA Channeling Coltrane – “Electric Ascension Live At The 2012 Guelph Jazz Festival” (Rogue Art 2016) la formazione cambia ancora. Fuori Yoshihide e Robinson e dentro due chicagoani come Hamid Drake e Rob Mazurek. Cambiano ancora gli arrangiamenti, sempre a firma di Raskin e Ochs, E tranne per qualche accenno nell’introduzione, dell’originale trascrizione di Ascension rimane poco. Rimane tuttavia il quadro improvvisativo coltrariano come fulcro della registrazione. Potrebbe essere un invito ad un caos musicale troppo astratto e troppo lontano dall’estetica coltraniana. Ma l’ensemble è formato da musicisti che ben conoscono il potere dello spazio e del silenzio. Ecco quindi che a delle infuocate cortine di suono collettivo dei tranquilli intermezzi realizzati di Cline, Kihlstedt e Scheiman, che rivelano la bellezza e la quiete che si nascondeva nell’animo di Coltrane. Sia chiaro, come l’originale “Ascension”, questo non è un ascolto facile, ma è una registrazione che può sorprendere e stupire.
(Maurizio Zorzi)