FREE FALL JAZZ

Ecco tre lavori del catalogo, usciti quasi in successione, dell’etichetta Caligola Records, costola dell’associazione Culturale Caligola di Mestre (VE), che dimostrano, fosse ancora necessario, lo stato della salute del jazz italiano. Tradizione e modernità sembra essere il filo comune dei tre lavori.

Alessia Obino Cordas “Deep Changes” Caligola Records 2211 Alessia Obino voce, Dimitri Sillato violino e effetti, Giancarlo Bianchetti chitarra ed effetti, Enrico Terragnoli banjo e effetti. Reda Zine voce e guembri, Danilo Mineo percussioni ospiti su Hard Times killing floor blues

La bella prova della cantante Alessia Obino (Cordas “Deep Changes” Caligola 2211), spazia con le sue “Corde” dai primordi del jazz a tempi più moderni passando sia per Kurt Weil che Hoagy Carmichel senza tralasciare di dare un’occhiata al blues. Tradizione e modernità ma senza l’intenzione di effettuare un’operazione imitativa. L’utilizzo degli effetti elettronici e le varie manipolazioni, oltre la bravura dei musicisti, sicuramente serve per evitare questo, aggiungendo una nuova vita e attualità alle selezioni. Ed è con Sue’s changes di Charles Mingus, brano di oltre 10 minuti, la conferma di questa intenzione, dove la voce interagisce con echi elettronici dando vita a nuovi paesaggi sonori. Così come nel conclusivo Hard times killing floor blues di Skip James, dove il blues viene riportato a contatto con l’Africa. Una versione densa e sofferta, forse il brano migliore della raccolta.

Gabriele Mitelli/Pasquale Mirra Groove&Move “Water Stress” Caligola Records 2214 Gabriele Mitelli tromba e pocket trumpet, Pasquale Mirra vibrafono, xilofono e percussioni

Tradizione e modernità…certo, riuscire a rievocare, tramite il gioco delle parti , qualcosa di perduto nel tempo e ricostruirla come un gioco. Un gioco che si faceva da bambini, dove le regole cambiavano volta per volta. Forse più marcato dal vivo, ma comunque ben presente nella testa dei nostri. Una sorta di Call&Response ma completamente senza regole, appunto!, che seduce e sorprende. Alle composizioni originali (Water StressOscillanoNibiruVale la pena, Old Man), nelle quali il duo riesce a legare l’improvvisazione pura a un’idea musicale nuova (modernità), si affiancano le riletture di Jesus Maria di Carla Bley, di Orange Was The Color Of Her Dress, Then Blue Silk di Mingus, di  The Owl Of Cranston di Paul Motian e Namhanje, brano tradizionale sudafricano rielaborato da Abdullah Ibrahim in un disco storico, “Echoes from Africa” (tradizione).  Inutile cercare nel disco il brano migliore, tutto è da ascoltare più e più volte e lasciarsi trasportare dallamagia della musica e , farsi sorprendere come in un gioco di bambini.

Cristiano Calcagnile Multikulti “Cherry On” Caligola Records 2215  Paolo Botti (violin, banjo, Stroh violin, er–hu), Gabriele Mitelli (trumpet, flugelhorn, pocket trumpet), Massimo Falascone (alto and baritone sax), Nino Locatelli (bass clarinet, mouth organ), Pasquale Mirra (vibraphone, percussion), Gabriele Evangelista (double bass), Dudu Kouaté (percussion, xalam, calebasse, djembè, vocals), Cristiano Calcagnile (drums, percussion, conduction, voice).

Chi meglio di Don Cherry per integrare tradizione e modernità? L’idea fondante di questo tributo è stata quella di cercare in qualche modo di ripercorrere l’excursus musicale di un musicista che ha attraversato, in quasi quarant’anni, diverse culture (jazz, musica africana e indiana, rock e blues, musica colta occidentale) creando, di fatto, inedite ed interessanti connessioni tra differenti linguaggi musicali, che ha riproposto attraverso un processo di assimilazione capace di generare una musica estremamente personale e creativa, di grande spessore artistico. E’ durato circa tre anni il lavoro che Cristiano ha fatto su questo tributo a Don Cherry, uno dei grandi protagonisti del jazz moderno eppure,  a mio parere ancora sottovalutato. L’idea di un gruppo che gli consentisse di rileggere in modo originale la musica del grande trombettista nero–americano, ma soprattutto di riviverne lo spirito innovativo e trasversale, ha trovato la sua realizzazione con il gruppo denominato “Multikulti”. L’ottetto, sul quale Calcagnile ha continuato a lavorare con tenacia e passione, a dispetto delle oggettive difficoltà incontrate nel proporlo e farlo suonare dal vivo, propone in questo progetto un lavoro inedito ed originale, sorta di percorso “guidato” tra le differenti “ere musicali” attraversate dal trombettista neroamericano, lavoro che ha previsto trascrizioni di intere suite tratte da concerti, oltre che un’accurata selezione di brani tratti dai suoi dischi più importanti. La formazione con cui il batterista milanese presenta questo lavoro è formata da alcuni tra i più interessanti ed affermati musicisti della nuova scena jazzistica italiana. La varietà timbrica dell’organico, un ottetto senza pianoforte ma con vibrafono che garantisce una qualità espressiva sempre cangiante e mutevole, perfettamente funzionale all’idea di sviluppo che il progetto stesso propone. Il merito di Cristiano e compagni è quello di non cadere nella trappola di semplice citazione filologica e/o superficiale della particolare concezione musicale di Cherry. La musica che ne fuoriesce è di grande impatto emotivo, forse grazie anche alla registrazione “live”, e i brani di Cherry vengono legati con quelli di Redman e Coleman con momenti di improvvisazione collettiva che ne fanno da collante e si sviluppano in maniera eccellente nelle lunghe suite del cd. Peccato che molto del materiale registrato nei due giorni precedenti al concerto a Mestre e durante il concerto stesso,  sia stato scartato dalla realizzazione del cd causa spazio…chissa che non si realizzi un secondo volume.
(Maurizio Zorzi)

 

Comments are closed.