FREE FALL JAZZ

“We Are The Drum” è il primo album su Blue Note di Kendrick Scott, batterista e compositore fra i più richiesti e rinomati della sua generazione, e contrariamente quel che ci si potrebbe aspettare non è un disco energico, fatto di fuoco e fiamme. Con la sua band Oracle, attiva in varie formazioni da una decina d’anni, Scott porta avanti un discorso musicale che riflette in maniera pressoché perfetta il suo stile sullo strumento, così ricco di attenzione al dettaglio sonoro, all’aspetto timbrico e dinamico, alla struttazione di un sound complessivo stratificato, in continuo movimento, contrassegnato da luminose melodie. Un lascito, probabilmente, di suoi mentori come Herbie Hancock e soprattutto Terence Blanchard, con cui ha suonato a lungo e da cui sembra aver eredita la concezione sontuosa, ampia e narrativa del jazz. Sono molti i punti di forza dell’album – scontato parlare del leader e del suo compare Joe Sanders al basso, visto il modo in cui generano un moto perpetuo senza mai ripetere pattern o puntare su un groove esplicito, facendo piuttosto leva sulle variazioni e sulla sincronia coi solisti. Chitarra (Mike Moreno) e piano (Taylor Eigsti) si spalleggiano e ampliano la ricca trama armonica, mentre John Ellis (sassofoni) affronta temi e improvvisazioni con volute melodiche intricate, ma mai ostiche. L’idea è quella di stabilire una particolare atmosfera e di renderla viva attraverso i contributi dell’intera band, sviluppandone i presupposti in un ricchissimo flusso sonoro dal taglio meditativo ed enigmatico.

Al netto di un brano cantato un po’ banale (non ce ne voglia Lizz Wright, peraltro bravissima), ‘We Are The Drum’ è un altro bell’esempio di jazz moderno e fresco, consigliatissimo un po’ a tutti – non ultimi gli ammiratori del fenomenale batterista texano!
(Negrodeath)

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