FREE FALL JAZZ

‘Stretch Music’ è il titolo del nuovo disco di Christian Scott, ma è pure la definizione che lui stesso ha dato alla sua musica già al tempo del bellissimo ‘Yesterday You Said Tomorrow’. Ovvero, un’estensione del jazz mediante la rielaborazione, in chiave jazzistica, di musiche che dal jazz sono nate, evidenziandone la continuità. Un concetto non nuovo di per sé, ma sviluppato dal trombettista di New Orleans in maniera molto lucida e attenta all’attualità. In ‘Stretch Music’ sentiamo una fittissima trama poliritmica che oscilla fra hip-hop, afrobeat, drum’n'bass e funk, con la flessibilità del jazz: grande importanza, in questo, rivestono le due batterie (una normale, una africana, entrambe affiancate da pad elettronici). Ai groove di contrabbasso e batterie e ai taglienti riff della chitarra elettrica si aggiungono poi il piano/tastiera del versatile Lawrence Fields e una magnifica frontline, con ampio spazio per la strepitosa flautista Elena Pinderhughes (il suono fa pensare a Bobbi Humphreys, il fraseggio a Freddie Hubbard!), mentre sax e trombone partecipano più che altro nei momenti d’insieme. Si comincia con una quasi-ballad dal secco beat hip-hop, ‘Sunrise In Bejing’, con emozionanti dialoghi flauto-tromba, e si prosegue all’insegna della varietà stilistica: ‘TWIN’ si tinge progressivamente di melodie latine sul crescente martellio di batterie stile Tamburi del Bronx, ‘Perspective’ e ‘Tantric’ sono episodi dove la stasi indotta dalle cupe tastiere e dalle frasi staccate e spaziose di Scott contrasta una sezione ritmica nervosa e metallica, ‘West Of The West’ unisce il Miles Davis elettrico (‘Live/Evil’) con la funky marching band di Trombone Shorty, la breve ‘The Corner’ vede il sax di Braxton Cook improvvisare liberamente su un potente groove basso/batteria. E sono solo alcuni esempi.

In meno di cinquanta minuti, ‘Stretch Music’ è una sintesi perfetta di tutto il pensiero e l’estetica già articolati nei dischi precedenti. Riesce nello scopo di ricongiungere il jazz con l’attualità delle musiche popolari che ne sono uscite, e il risultato può mettere d’accordo gli appassionati di jazz con i fan di Kendrick Lamar e Flying Lotus. Perché in fondo è tutta musica che origina da un’unica sorgente.
(Negrodeath)

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