C’è in questo periodo in tv una divertente pubblicità di un ragazzotto un po’ cicciottello, bianco come il latte in un momento dell’anno dedicato alle ferie e a devastanti (e devastate…) abbronzature, che riscuote, nonostante l’aria un po’ “nerd”, successo con le donne, che lo guardano adoranti mentre passa con facilità dall’impennare la bici, spaccare i mattoni con un colpo d’arte marziale, suonare il sax correndo sullo skateboard e gettarsi da un trampolino di piscina su un materassino ad acqua, cantando “Baby I’m Cool”. Non so bene perché, ma mi sono venuti in mente certi jazzofili, o pseudo tali, di casa nostra che fanno di tutto per apparire “cool”, perché si sentono appartenenti a quella ristretta élite di veri intenditori, assolutamente aggiornati e à la page con le ultime (si fa per dire…) tendenze musicali intorno alla musica improvvisata di oggi, più o meno prossima al jazz.
Già, come se il jazz fosse solo una semplice moda e non un’autentica espressione artistica degna della musica colta insegnata nei conservatori. A nessuno in ambito accademico verrebbe in mente che ascoltare un quartetto d’archi di Beethoven sia cosa ormai superata e nessuno verrebbe preso sul serio se dicesse di apprezzare quell’ambito musicale da, che so, Stockhausen in poi, ma nel jazz questo (ed altro) può benissimo accadere.
L’identikit di questo genere di jazzofilo molto “cool” è per lo più un signore benestante tra i 40-60 anni, che provenendo dal Rock e amando Frank Zappa, dice di apprezzare massimamente Anthony Braxton, Roscoe Mitchell, Henry Threadgill, Tim Berne, oppure Ken Vandermark, Craig Taborn o Vijay Iyer. Pensa che Schönberg faccia parte della musica contemporanea e una volta l’anno va a qualche festival delle avanguardie (di 40 anni fa, ma non importa, perché in fondo non lo sa) a Willisau, piuttosto che a Saalfelden. Prova noia per la convenzionalità dello swing, musica ormai del passato, poco intelligente e fatta solo per ballare, propria dell’obsoleto “mainstream americano”, di cui in realtà, se va bene, conosce solo il 2% della relativa sterminata produzione.
Baby, They Are Cool!
(Riccardo Facchi)