Marquis Hill è un giovane trombettista americano. Di belle speranze, si dice di solito. In questo caso forse le speranze sono più che belle, visto che, oltre ad essere molto richiesto, ha vinto la Thelonious Monk Competition nel 2014 e si appresta ad un ingresso da protagonista nei piani del jazz che conta. Fino ad oggi, invece, Marquis Hill ha pubblicato una serie interessante di lavori autoprodotti, tutti quanti disponibili in formato elettronico dal suo sito. ‘Modern Flows vol.1′ è solo l’ultimo della serie, ma conferma l’indirizzo stilistico: un jazz modernissimo, profondamente intriso di tutto ciò che è la musica “urban” (hip-hop, soul, neo-soul), ricco di groove e con una predilezione per tessiture sonore vellutate, avvolgenti, in contrasto con una sezione ritmica robusta ed energica. La formazione comprende l’aguzzo sax contralto di Christopher McBride, il vibrafono di Justin Thomas, i bassi di Joshua Ramos (acustico) e Bryan Doherty, e la batteria del bravissimo Makaya McCraven. Ma non finisce qui perché l’album, organizzato come una suite in cui intervengono pure una poetessa, un rapper e una cantante, affronta razzismo e ingiustizia sociale. Lo stesso tema caratterizza intro (‘Modern Flows Intro’) e outro (‘Legend’s Outro II’), ma nella prima troviamo un testo scandito dalla poetessa Tumelo Khoza, nella seconda dal pungente rap di Keith Winford. In mezzo, una serie di brani eccellenti, come ‘Black Harvest’, dove la chase fra tromba e sax mima un acceso “dissing” su un bel groove hip-hop. In ‘The Essence’ il vibrafono delicatissimo crea un’atmosfera notturna su cui la tromba stende una melodia latina, mentre il rap di Windford torna protagonista assieme alla frontline in ‘White Shadow’ e’ King Legend’, con una fluidità e una naturalezza davvero esemplari.
In parole povere, un album davvero eccellente che fissa con lucidità molti punti essenziali per il jazz del ventunesimo secolo. Il futuro per Marquis Hill appare davvero radioso. L’album può essere acquistato solamente dal sito Bandcamp.
(Negrodeath)