FREE FALL JAZZ

Il secondo album di Jonathan Blake è dedicato a chi se n’è andato ma non è stato dimenticato, come recita il titolo. Cedar Walton, Jim Hall, Paul Motian, Mulgrew Miller sono solo alcuni degli artisti cui il poderoso batterista rende omaggio, assemblando un fantastico quartetto con Ben Street al contrabbasso e i sassofonisti Mark Turner e Chris Potter. Una scelta, per quanto riguarda la frontline, davvero azzeccata, visto lo stile perfettamente complementare dei due: robusto e aggressivo Potter, melodico e astratto Turner. Un connubio che potremmo liquidare banalmente, citando celebri coppie di opposti come Hawkins/Young o Gordon/Grey, ma sarebbe ingiusto, vista la personalità e l’autorevolezza dei due. Si parte in quinta con il blues ‘Cryin’ Blues’ e la più funky ‘Firm Roots’ e si prosegue attraverso un’ampia varietà di temi (tutti a firma degli scomparsi, tranne due originali di Blake), esplorati dai sax in avvincenti improvvisazioni ricche di sorprese. Grande il rispetto del reciproco spazio: anche quando suonano in contemporanea, Potter e Turner non si pestano mai i piedi e anzi si ascoltano (e fanno ascoltare) molto attentamente. Molto belle ‘Maracas Beach’, dove Potter passa al flauto, conferendo una qualità ariosa ed esotica agli unisoni, e ‘Circle Dance’, che parte come duetto della sola frontline (tenore e soprano) e si trasforma in maniera graduale.

Album energico ed espressivo, ricco di groove ed energia, moderno al 100%. I cari estinti, fra cui la figlia del sassofonista Jimmy Greene (cui è dedicata ‘Anysha’)  e il contrabbassista Dwayne Burno (‘The Shadower’), approverebbero.
(Negrodeath)

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