FREE FALL JAZZ

Il giovane sassofonista Darryl Yokley è uno dei tantissimi musicisti americani che sgomitano per un posto al sole. Accompagnato da musicisti eccellenti come Duane Eubanks (tromba), Luques Curtis (basso), George Burton (piano) e Wayne Smith (batteria), Yokley ci conduce attraverso un programma vario e articolato, in linea con le produzioni dei suoi mentori Orrin Evans e Tim Warfield. Come spesso succede in dischi del genere, una band rodata e delle buone composizioni sono in grado di fare la differenza. ‘The Void’, in questo senso, non si fa mancare proprio niente: ottimi temi, varietà di suoni e atmosfere, una sezione ritmica dalla grande energia in cui si fa valere il poderoso Curtis, ma pure l’astro nascente del piano, Burton, che fa leva su una grande indipendenza fra le mani e un’approfondito studio sul lavoro di McCoy Tyner e Cedar Walton. Il groove che ne risulta, ovviamente, spinge i fiati a dare sempre il massimo. Da questo punto di vista, Eubanks e il leader sono bravissimi pure nella caratterizzazione della voce strumentale, contrapponendo una tromba spesso e volentieri dolce e liquida, da soul singer, ad un sax imponente dalle inflessioni blues. ‘The Coming Of Shiva’, un minaccioso ponte modale fra India e Africa, è l’episodio più impressionante. Ottime pure ‘Nubian Princess’, cerebrale e sfumata, eppure dotata di una grande immediatezza melodica (quasi à la Hancock), l’avventurosa esplorazione modale di ‘Voo Doo’ e la tuonante title track. E dal modo di enunciare e sviscerare le implicazioni melodiche, lo si vede soprattutto nei lenti come ‘Waltz Of The Infidels’, è evidente quanto Branford Marsalis abbia fatto scuola.

‘The Void’ è un ottimo esempio di freschissimo mainstream con tutti gli attributi al posto giusto. Benvenuto ad un sassofonista che speriamo di sentire ancora a lungo.
(Negrodeath)

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