FREE FALL JAZZ

Dopo l’orripilante ‘Mutations’ è naturale avvicinarsi con una certa apprensione al nuovo disco di Vijay Iyer su ECM. Apprensione in parte stemperata dal fatto che stavolta Stephen Crump e Marcus Gilmore sono di nuovo della partita, e soprattutto perché ‘Break Stuff’ è pure il titolo di una bella canzone dei Limp Bizkit. E in effetti possiamo tirare un bel sospiro di sollievo, perché il nuovo disco del trio esplora di nuovo materiale eterogeneo, con l’aspetto ritmico e ballabile (swing, latino, funk, hip-hop, rock e oltre) al centro. I tre scompongono i temi in particelle sempre più piccole, poi riassemblate e permutate in un eterno work-in-progress che non asseconda mai l’aspettativa dell’ascoltare. Un buon esempio di tutto ciò lo troviamo in ‘Hood’: basso e batteria sono impegnati in un pattern hip-hop che varia ad ogni ripetizione, mentre il piano vi entra ed esce come una sinusoide per poi cadere perfettamente “in piedi” sul finale. Non manca l’omaggio a Monk: ‘Work’ pare terreno naturale per l’interplay a ingranaggio del trio, abilmente adattato agli spazi dell’architettura ritmica originale. Pure ‘Maiden Voyage’ e ‘Countdown’ vengono risolti brillantemente, con un uso accorto del silenzio come interpunzione ritmica. Su ‘Blood Count’, il celebre pezzo di Billy Strayhorn, questo approccio viene portato alle estreme conseguenze, al punto che il tema viene essiccato fino ad essere irriconoscibile e il gruppo scade nella soporifera formula ECM fatta di silenzio-plin plin-silenzio.

Rispetto a dischi come ‘Historicity’ o ‘Accelerando’, ‘Break Stuff’ soffre della tipica produzione riverberata e asettica dell’etichetta bavarese, ma alla fine ci rassicura sulla ritrovata ispirazione del pianista americano. Peccato solo che manchi la versione jazz dei Limp Bizkit… magari sarà per la prossima volta!
(Negrodeath)

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