FREE FALL JAZZ

Se vogliamo esemplificare i danni che l’attuale dominio del marketing e delle sue imposte regole possono provocare sulle pubblicazioni discografiche aventi supposte pretese “artistiche”, ne abbiamo qui giusto una plastica rappresentazione, con questa uscita post mortem di Kenny Wheeler. Si sa, quando un grande jazzista ci lascia, sull’emozione del momento la domanda di mercato cresce e perciò è importante pubblicare qualcosa di suo, in barba alla valutazione della qualità musicale ed artistica del prodotto che si intende immettere sul mercato e, quel che più conta, manifestando una certa indifferenza per  il rispetto che si deve all’immagine dell’artista.

Mi domando seriamente che servizio si vuol rendere alla memoria di un così grande musicista pubblicandogli una prestazione del genere, che stringe il cuore ed è a tratti davvero imbarazzante.

La tromba è uno strumento estremamente difficile, faticoso da condurre e che ha messo in difficoltà pressoché tutti i grandi del jazz in età avanzata: da Armstrong a Davis, passando per Gillespie e Freddie Hubbard. Dopo la settantina (se non prima), anche per strumentisti dotati di grande tecnica è stato un problema serio affrontare lo strumento, ma arrivare addirittura ad utilizzare l’ultima registrazione di un ultra ottantenne, per giunta gravemente malato, come anche le immagini del booklet sembrano crudamente rivelare, è davvero andare oltre il buon gusto e il senso della misura, che dovrebbero essere dovuti sia al musicista, che verso la passione dell’eventuale acquirente.

Vi risparmio l’inutile analisi dei brani, per amore e rispetto verso il musicista. Di  fatto si tratta di una incisione utile solo in termini documentari e collezionistici e che con un minimo di sensibilità artistica ed umana, francamente ci si poteva risparmiare.

(Riccardo Facchi)

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