Queste incisioni rappresentano l’inizio della carriera da leader di Art Farmer, che fino a quel momento aveva suonato presso vari altri musicisti, non ultimo Lionel Hampton, che lo schierava nella sezione delle trombe assieme a Clifford Brown e Quincy Jones. Proprio quest’ultimo sarà il braccio destro del buon Art nella prima incisione a suo nome, per la Prestige nel 1953. Si tratta di quattro brani in settetto dove Jones siede al pianoforte e si occupa degli arrangiamenti, mentre l’anno successivo un altro settetto, forte della penna di Gigi Gryce, ne inciderà altri quattro. In entrambe le sessioni si avverte l’influenza del ‘Birth Of The Cool’ di Miles Davis: registri alti (tromba, tenore) e gravi (sax baritono, trombone) in combinazioni dal suono leggero e arioso, con in più un colore complessivo scuro che fa risaltare la tromba sobria ed elegantissima di Art Farmer. Sono della partita assi come Jimmy Cleveland (trombone), Monk Montgomery e Percy Heath (basso), Horace Silver (piano), Charlie Rouse (tenore), Art Taylor (batteria) assieme ad altri nomi meno noti come Cliff Solomon, Oscar Estell, Sonny Johnson e Danny Bank. Si può notare il gusto per temi più orecchiabili nella sessione di Quincy Jones, mentre in quella di Gigi Gryce un taglio più bluesy e hard. Tra i pezzi più interessanti val la pena di segnalare l’afro-cubana ‘Mau Mau’, con più di un richiamo a Ellington nell’uso del baritono e della batteria dal taglio africano, la più blues ‘The Little Bandmaster’, la swingante ‘Elephant Walk’ dove la mano di Horace Silver si sente chiara e forte, e l’altro gioiello afro-cubano ‘Tiajuana’.
‘Septet’ segna l’inizio di tre carriere, quelle di Art Farmer, di Quincy Jones e del meno noto, ma eccezionale, Gigi Gryce. Vi si trovano già tutte quelle caratteristiche che li renderanno famosi, chi più chi meno, e già solo per questo merita attenzione.
(Negrodeath)