FREE FALL JAZZ

Viviamo tempi nei quali musicalmente si assiste a una pletora di musicisti/improvvisatori che spaziano sempre più spesso dalla musica accademica al jazz, sino al rock, con un approccio estremamente disinibito ed eclettico e che attingono al vasto materiale compositivo prodotto nel secolo scorso nei diversi ambiti di genere, elaborando concerti e progetti discografici molto ambiziosi, ma che non di rado difettano di profondità e ispirazione autentica, con il risultato di produrre sterili “omaggi” al tal gruppo o al tal musicista, o pretenziosi lavori “contaminati” privi di reale consistenza artistica e di scarsa coerenza e idiomaticità di linguaggio. Un eclettismo spesso superficiale ed esibizionistico, che mira a stupire, a strappare l’applauso, più che ad arricchire l’animo di chi fruisce e ascolta.
Non così si può dire di concerti come quello di livello molto alto cui abbiamo potuto assistere domenica mattina al Teatro Manzoni di Milano nell’ambito della stagione concertistica di Aperitivo in Concerto, dove si sono esibiti quattro sassofonisti (Chris Caldwell, baritono, Graeme Blevins soprano, Pete Whyman contralto e Tim Holmes, tenore), ferratissimi strumentisti, provenienti dai più alti livelli degli ambienti accademici inglesi, ma versati anche all’improvvisazione, alle prese con un progetto elaborato e scritto dal pianista e compositore gallese Gwilym Simcock, che, non solo ha confermato di essere quel superbo pianista e improvvisatore che già avevamo avuto modo di conoscere, ma anche un organizzatore di progetti musicali e conduttore di livello davvero ragguardevole. Un musicista colto e completo, che sa affrontare il materiale musicale di cui vuole disporre con tecnica strumentale eccelsa, gusto sicuro e grande pertinenza. Si potrebbe arrivare a dire che Simcock in questo genere di proposte, personifichi quell’idea di musicista “globale” che è da molti ricercata ed inseguita in questo inizio di nuovo secolo, specie in ambito musicale improvvisato. Dal punto di vista pianistico, ovviamente viene alla luce in modo chiaro la sua preparazione accademica, la sua tecnica e la sonorità che sa cavare dallo strumento, sempre ben supportata da una consolidata accentazione ritmica, pienamente jazzistica nella pronuncia e uno stile improvvisativo che è solo in parte debitore della lezione di grandi maestri come Keith Jarrett e Chick Corea.

Il concerto, focalizzato nella sua parte centrale nella proposizione di cinque brani riscritti, tratti dalla copiosa discografia dei King Crimson (‘Coda: Marine 475′, ‘The Night Watch’, ‘Dinosaur’, ‘Two Hands’, ‘The Great Deceiver’), ha in realtà preso un inizio “largo”, nell’intento di porre in evidenza le qualità dei singoli contributi degli strumentisti. Dapprima due brani introduttivi interamente scritti di pertinenza del Delta Saxophone Quartet, senza la presenza di Simcock, seguiti, in continuum sonoro, dalla entrata in scena del trentatreenne pianista gallese, esibitosi in solitudine in un paio di standards molto ben suonati e personalizzati: un riarmonizzato ‘Every Time We Say Goodbye’ di porteriana memoria e un brillantemente ritmato ‘On Broadway’, portato a suo tempo al successo da George Benson. A seguire, la riunione sul palco di tutti i protagonisti, con una iniziale deliziosa composizione di Simcock dal titolo ‘A Kind of Red’ e i cinque brani suddetti, che hanno fatto apprezzare il meticoloso e appropriato lavoro di ricomposizione dei brani del noto gruppo inglese protagonista del cosiddetto progressive rock, oltre alla qualità degli strumentisti esecutori delle partiture, peraltro protagonisti anche di riusciti inserti solistici. Importante e da segnalare il gravoso compito sostenuto da Simcock nel sostituirsi all’assenza di basso e batteria per assicurare l’adeguato e ricco beat al quartetto e alla musica originale dei King Crimson. Chiusura del riuscitissimo concerto con la proposizione in bis di un altro noto standard di Jimmy Van Hausen e Phil Silvers, dal titolo ‘Nancy (With The Laughing Face)’, segno che certo materiale dato per esausto troppe volte e troppo presto, nelle “giuste” mani può essere sempre adeguatamente riproposto e aggiornato.
(Riccardo Facchi)

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[...] proprio in questo progetto con il Delta Saxophone Quartet, presentato nella stagione scorsa di Aperitivo in Concerto, al Teatro Manzoni di Milano. Ora è in uscita la registrazione in studio di quell’originale [...]