FREE FALL JAZZ

Archive for " giugno, 2014 "

Torniamo con piacere ad occuparci di Orrin Evans in occasione dell’uscita di ‘Mother’s Touch’, secondo capitolo della sua Captain Black Big Band. Dopo il già eccellente disco di debutto registrato dal vivo a New York, l’orchestra è colta ora nello studio di registrazione. Del cast fanno parte molti musicisti che spesso collaborano fra di loro e con Evans stesso, al punto che l’orchestra è quasi una somma delle esperienze dei singoli sotto l’attenta guida del pianista di Philadelphia – un musicista, giova ripeterlo, che come pochi ormai si muove nel panorama mainstream contemporaneo, con una credibilità e un’esperienza ormai a prova di bomba in veste di leader, compositore, arrangiatore e, ovviamente, di pianista. (Continua a leggere)


Lo avrete già letto, immagino: il ministro Franceschini lancia un fondo straordinario da 500.000 euro per il jazz. “‘E’ una realtà su cui si deve investire e che in questi anni la politica ha colpevolmente ignorato”, dice (qui tutto il comunicato). Come verranno spesi questi soldi, come verrà organizzata la cosa etc etc? Ancora non sappiamo nulla, perché il fondo partirà dal 2015. Una cosa, tuttavia, ci sentiamo di dire: questo è l’ultimo anno in cui potremo andare ad una sagra senza il sottofondo di trombe, trombette, pianoforti e flycorni. Affrettatevi.

Eddie “Lockjaw” Davis e Johnny Griffin furono, oltre che grandi musicisti, pure grandi amici e nel biennio 1960-1961 ne diedero prova  incidendo una serie di album per la Prestige. La “tenor battle” era stata resa celebre all’epoca del be-bop grazie alla famosa “chase” fra Dexter Gordon e Wardell Gray, ma confronti e cutting contest erano all’ordine del giorno, soprattutto dal vivo. Johnny e Lock, nel loro quintetto, non puntarono mai sul senso di sfida, piuttosto sulla conversazione che mettesse in risalto le differenze stilistiche dei due: Lockjaw era di quei tenoristi “di mezzo” (come Don Byas e Lucky Thompson) che trasportavano il suono imponente di Ben Webster e Coleman Hawkins nel be-bop, Griffin un virtuoso che controllava ogni minimo aspetto del suo strumento alla perfezione. (Continua a leggere)

“Sacred Concert”, capolavoro di Ellington,

diretto da Alfredo Santoloci,

con la partecipazione straordinaria dell’attore Alessandro Benvenuti.

Atto finale delle “Domeniche in musica”, la stagione di concerti del Teatro Tor Bella Monaca in collaborazione con il Conservatorio di Musica “Santa Cecilia” di Roma. (Continua a leggere)

Lo scorso anno siamo stati dei gran boccaloni, quest’anno purtroppo è vero – Horace Silver è morto lo scorso mercoledì, come annunciato dal figlio Gregory (NPR). (Continua a leggere)


Christian Scott è uno dei leader del jazz contemporaneo, o almeno a noi piace pensare così. Merito della sua musica, della sua crescente popolarità e, perché no, pure della sua vena polemica. (Continua a leggere)

Ecco un pezzo di Luis Perdomo in solitario, colto nello scenario del Caramoor Center (Katonah, NY) lo scorso luglio. Il brano è ‘The Other Left’, tratto dall’ottimo disco ‘The Infancia Project’.


Nella seconda metà degli anni ’50 le orchestre jazz sono una specie in via di estinzione, a causa degli alti cosi di mantenimento. Duke Ellington, forse l’unico, riesce a superare la crisi senza dover mai sciogliere la sua big band, mentre gli altri non furono così fortunati. Nemmeno Dizzy Gillespie, uno dei volti più noti e amati del jazz, innovatore tanto del linguaggio trombettistico come di quello orchestrale, e grande comunicatore. In attesa di momenti più propizi, Dizzy pensa ad una formazione estesa e chiama due dei più talentuosi compositori e arrangiatori per piccoli ensemble: Benny Golson e Gigi Gryce. Con altri due fiati (il baritono di Pee Wee Moore e il trombone di Henry Coker), una sezione ritmica swingante e compatta (Ray Bryant al piano, Tommy Bryant al basso e Charlie Persip alla batteria) e un repertorio di brani originali scritti dai due sassofonisti, l’ottetto dà vita ad una nuvola di suono vellutato, non dissimile dai coevi esperimenti di Gryce con Art Farmer e Donald Byrd.  (Continua a leggere)

Jimmy Scott è morto ieri. Avrebbe compiuto 89 anni tra poco più di un mese e, scusate se suona retorico, ci mancherà tanto.

Anziché lanciarmi nei soliti coccodrilli di rito, vi invito a rileggere quanto abbiamo scritto su di lui su queste pagine:

-We all bow at the altar of Jimmy Scott

-What year did Little Jimmy Scott record ‘Evening In Paradise’?

E, soprattutto, a rivederlo mentre canta ‘Sycamore Trees’. Adesso sarà nella loggia bianca o in quella nera?

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