FREE FALL JAZZ

Archive for " febbraio, 2014 "

Al di là degli ultimi, insipidi dischi per ECM, Craig Taborn resta uno dei musicisti più interessanti sulla piazza. In attesa che ritorni sui suoi passi, o almeno su quelli che ad alcuni di noi piace particolarmente sentire, ecco questo bello spezzone dal vivo, registrato a Padova quasi due anni fa assieme ai fidi Thomas Morgan (basso) e Gerald Cleaver (batteria).


Sul pur ottimo ‘Coin Coin Part One’ avevamo espresso qualche perplessità, soprattutto per una sintesi a tratti trascurata in favore dell’integrità dell’ambizioso concept, presentato peraltro come opera in ben dodici atti (che, lavorando di accetta, possiamo riassumere come incentrata sulla schiavitù e la condizione afroamericana nell’anteguerra, argomento che l’autrice approfondisce con tanto di ricerche nel proprio albero genealogico). Per il secondo volume l’altosassofonista di Chicago decide di cambiare le carte in tavola quasi a tutti i livelli, dimostrando ancora una volta di non amare le ripetizioni. Non si tratta di un mutamento di rotta fine a sé stesso: le frecce al proprio arco sono tante e le idee sono abbastanza fresche da giustificare la sterzata. (Continua a leggere)

Il Postmodern Jukebox è una delle cose più situazioniste in cui possiate mai imbattervi.

L’idea di base è semplice tutto sommato: un ensemble di musicisti che decostruisce i più noti successi del pop contemporaneo riplasmandoli attraverso stili più o meno vintage. Ce n’è per tutti i gusti – ragtime, country e bluegrass, persino mariachi (!!!) – e nessuno viene risparmiato: da Kesha a Lady Gaga, dagli One Direction a Lana Del Rey.  E pensare che il titolare dell’operazione, il pianista di stanza a New York Scott Bradlee, prima di giungere al modello vincente era uno snob che con questa roba non voleva aver niente a che fare: (Continua a leggere)

Dayna Stephens è uno dei più stimati sassofonisti della nuova generazione. Merito di un bellissimo suono “middleweight” che riecheggia tanto i musicisti pre-bop quanto Hank Mobley, e di uno stile compositivo cerebrale e stimolante che tuttavia non è mai inutilmente complesso o freddo. Anzi, temi, sviluppi e improvvisazioni hanno sempre una vena melodica molto felice e riescono a stimolare la curiosità dell’ascoltatore senza mai intimidirlo o, peggio, annoiarlo. Queste caratteristiche ne hanno fatto, giustamente, un musicista molto richiesto nel panorama contemporaneo. Nel 2013 Dayna ha pubblicato ben due album, ‘I’ll Take My Chances’ (CrissCross) e ‘That Nepenthetic Space’ (Sunnyside) che andiamo subito ad analizzare in questo piccolo speciale.

(Continua a leggere)

Alla luce degli innegabili problemi di digestione ed evacuazione inflittici dal disgustoso Festival di Sanremo, pensiamo sia d’uopo riequilibrare le cose con questo bel tenor summit che vede schierati tre assi come Joe Henderson, Johnny Griffin e George Adams. In diretta (più o meno) dal Mt. Fuji Jazz Festival del 1988.


Sembra che ultimamente molti jazzisti vogliano impegnarsi nella madre di tutte le guerre, ovvero riportare il jazz al grande pubblico. Intento di per sè nobile, in cui si sono avventurati molti musicisti già nel passato. Unire jazz e suoni della musica popolare del periodo, del resto, può portare a risultati artisticamente eccellenti. L’importante è che siano gli altri generi di musica ad aggiungere suoni, colori e ritmi nuovi al jazz, e non il jazz a diluirsi in versioni strumentali dei generi suddetti. Un conto è Cannonball Adderley, un altro Chuck Mangione. Questa introduzione serve per inquadrare al meglio l’esordio su Blue Note di Takuya Kuroda, trombettista giapponese trapiantato a New York. ‘Rising Son’ è uno di quegli album che, sulla carta, tenta la suddetta unione mettendo insieme jazz e soul, hip-hop, funk. (Continua a leggere)

Il Symphony Space è un modernissimo centro culturale multifunzione newyorkese, teatro di numerose attività nei più disparati settori. Fra questi non manca la musica, e nella musica non manca il jazz. E Steve Coleman è uno dei più grandi jazzisti dell’ultimo trentennio. Non stupirà quindi che Steve abbia tenuto un concerto/seminario di oltre due ore al Symphony Space, nè che sia possibile ascoltarlo in streaming! (Continua a leggere)

Da quasi vent’anni l’associazione Pomigliano Jazz porta in provincia di Napoli, perlopiù gratis, i più grandi nomi del jazz internazionale, e questa è cosa nota che ribadiamo giusto a titolo introduttivo. La novità, che potenzialmente stuzzica molto, è la loro ultima iniziativa: una trasmissione radiofonica dedicata, ovviamente, alla musica jazz.

Jazz In Campania, questo il titolo, andrà in onda sulle frequenze di Radio CRC ogni sabato dalle 21 alle 23 (in replica la domenica dalle 22 a mezzanotte) a partire dal 15 Febbraio. A condurre il programma Vincenzo Perna e Giovanni Pacchiano, che affiancano in studio Onofrio Piccolo. Non mancherà l’intervento di ospiti (questa settimana Aldo Vigorito ed Enrico Pieranunzi), mentre per quanto riguarda la programmazione musicale uno spazio sarà dedicato anche alla riproposizione di registrazioni tratte da concerti storici di Pomigliano Jazz (in questa puntata 3 brani dal concerto del 2001 di Chick Corea accompagnato dalla sezione ritmica di Avishai Cohen e Jeff Ballard).

Resta la curiosità di scoprire il resto della scaletta musicale: l’appuntamento è dunque per sabato sera alle 21. Chi risiede a Napoli e dintorni potrà sintonizzarsi direttamente in FM, tutti gli altri potranno ascoltare lo streaming sul sito di Radio CRC o sulle sue app gratuite disponibili per Apple Store e Google Play. (Nico Toscani)

Tra le strenne natalizie arrivate in libreria durante le ultime festività non poteva mancare qualcosa che stuzzicasse l’appetito degli appassionati di jazz e dintorni. ‘Miles Davis – La Storia Illustrata’ sin dal titolo fa capire si tratti di qualcosa di bello innanzitutto a vedersi, e così è: un grande coffee table book in cui la parabola artistica dello storico trombettista viene rievocata attraverso immagini di alta qualità che comprendono anche un centinaio di scatti inediti recuperati dagli archivi dei fotografi più noti.

Proprio la parte grafica è il piatto forte, ma di sicuro non l’unico motivo d’interesse: c’è spazio anche per un’ampia trattazione biografica. La carriera di Miles viene divisa in una serie di macrosezioni facilmente individuabili, con la narrazione scandita soprattutto attingendo alla ben nota autobiografia e analizzando i contenuti dello sterminato lascito discografico, almeno per quanto riguarda gli album più significativi. (Continua a leggere)

‘This Is Spinal Tap’ è il più grande rock movie mai girato. Famosissimo nel mondo angloamericano, fenomeno di culto qui da noi, è un finto documentario su una band mai esistita, gli Spinal Tap, alle prese con tutte le glorie e le miserie (soprattutto) della vita da rockstar. Opera prima di Rob Reiner, è un capolavoro. Il filmato che segue non è tratto dal film, ma da un’intervista (sempre fittizia) agli Spinal Tap, anni dopo il film. L’argomento? Il jazz!


Older Entries »