Come rallegrare una uggiosa giornata di fine novembre? Per esempio, con una bella esibizione di Etienne Charles, alle prese con una magnifica versione di ‘Turn Your Lights Down Low’, incisa poi nel recentissimo ‘Creole Soul’.
Il nome di Gerald Clayton è sulla bocca di tutti, o per lo meno di molti, da diversi anni. Merito di due validissimi album in trio, certo, ma pure di una lunga serie di collaborazioni importanti assieme a molti astri del nuovo (e meno nuovo) jazz americano, non ultimi Roy Hargrove, Terri Lynn Carrington, Ambrose Akinmusire e il recentissimo NEXT Collective. Con ‘Life Forum’ Clayton realizza la sua opera più ambiziosa fino ad oggi, un album di ampio respiro strutturato quasi come un’unica suite dai molteplici spunti e dall’organico variabile. Al trio base, con il contrabbasso di Joe Sanders e la batteria di Justin Brown, si aggiungono infatti diversi ospiti che ampliano sonorità ed intensità del singolo brano, senza che l’insieme perda in coerenza. (Continua a leggere)
Che Youn Sun Nah ci piacesse ve lo abbiamo già detto qua. La cantante coreana è ora impegnata in un tour mondiale con il suo ormai inseparable compagno nonché mio personale mito della chitarra: Ulf Wakenius. È infatti “colpa” di questo talentuoso chitarrista svedese e del suo album ‘Notes From The Heart’ (ACT, 2005 – omaggio a Keith Jarret) se son qui che vomito i miei deliri parlando di gièzz.
“Datemi il pandino e vi solleverò il mondo”, dice l’antico proverbio Waltellinese. Non sollevai il mondo, ma l’A4 destinazione Brescia sì. Il concerto iniziava alle 21.00 di martedì… “Esco alle 17.30 così vado tranquillo”. 8.43 coda in A1 taaaac… Ascoltando il disco di Nah e sostituendo le parole con delle bestemmie (devo dire un esperimento riuscito benissimo) mi divincolai dalla coda uscendo chissà dove facendo rally tra la campagna del bresciano. Pandino modalità “4×4 spacchiamo i culi”: ON. 8:49 Parcheggio e inizio a correre a caso verso una direzione che ritenni appropriata. Una coppia di signori mi chiede indicazioni per il teatro grande: “In fondo ai portici a sinistra”, la butto lì. In fondo ai portici a sinistra c’era l’entrata del Teatro con a fianco la biglietteria. 8:58 arrivo presso la biglietteria: “Ho prenotato il biglietto under 30” – “Documenti prego” – “Ma zincane! Ho 26 anni dai!”… Mi metto in fila tra i vari mormorii: “iu su… iun sun… chi!?!?!?! bah varda… ciao Armanda, anche te qui? Massì, varda, a caso proprio, non c’era niente alla tele”. Va beh… 21:02 Prendo posto in quinta fila al centro nella platea del bellissimo Teatro Grande di Brescia. Leggo “riservato” – “Chisseneincula” rispondo. 21:03 inizio concerto. (Continua a leggere)
Alla lunga lista dei veterani che ci lasciano dobbiamo purtroppo aggiungere Chico Hamilton, batterista di lunghissimo corso nonché musicista sottovalutato. Dopo le incisioni col quartetto senza pianoforte con Gerry Mulligan, Hamilton elaborò un originale stile di West Coast jazz con organici molto particolari, che ancora oggi attendono la giusta rivalutazione critica. Lo salutiamo con questo brano, esemplare della sua raffinata musica cameristica, sì, attenta agli equilibri sonori e al volume e agli spazi sonori, ma sempre swingante e vivida. (Continua a leggere)
Di Tex Allen si era già detto qualche tempo fa, in occasione del recupero di ‘Blue Autumn’ a firma Nat Adderley, album nel quale uno dei pezzi migliori, ‘The Fifth Labor Of Hercules’, portava proprio la firma di questo compositore di Houston dal background poco pubblicizzato ma valoroso: anni di studi, dozzine su dozzine di concerti macinati prima nel suo Texas (quasi sempre alla tromba, pur essendo anche abile pianista), poi nell’adottiva New York City, dove ebbe la prima grande occasione nell’orchestra di Gil Evans (sull’ottimo ‘Svengali’, 1973). La partecipazione prestigiosa non si rivelò il trampolino sperato, complice anche un carattere poco incline a compromessi (“Non ho mai sacrificato la mia musica nel nome del business”, diceva) con il quale, sgomitando sgomitando, riuscì tuttavia a ritagliarsi un’onestissima carriera da mediano, sia componendo per altri, che sui palchi della grande mela. (Continua a leggere)
Non sappiamo esattamente chi suoni cosa, nè facciamo ipotesi, ma in questa ‘Red Clay’ troviamo un giovanissimo Wynton Marsalis ospite del gruppdo Freddie Hubbard. “Picture This” per modo di dire, visto che si tratta di solo audio…
Di JD Allen abbiamo parlato più volte, e con piacere, visto che è uno dei sassofonisti più in gamba in attività oggi. Dopo recensioni e interviste, ve lo proponiamo dal vivo con una splendida versione di ‘I Can’t Get Started’.
Quella di Barry Altschul e Dave Holland è una sezione ritmica straordinaria, di certo in grado di competere ad armi pari con tante coppie più “famose”. Oggi forse è meno celebrata del dovuto: aver legato il proprio nome soprattutto a formazioni di impostazione free jazz si è rivelato un grosso equivoco, a ben vedere. Altschul e Holland restano troppo grandi per poter essere incasellati in una sola nicchia, e infatti a cavallo tra ’60 e ‘70 sia in compagnia di Paul Bley (solo il batterista) che di Braxton o Corea (nel breve periodo in cui quest’ultimo formò i Circle, formazione con cui tentò di esplorare territori più o meno avanguardistici prima della ben più nota svolta fusion) hanno comunque dimostrato una versatilità che lasciava trasparire una conoscenza del panorama jazzistico a 360 gradi. (Continua a leggere)
Amato, odiato, discusso, invidiato, riverito, Chick Corea a settantun’anni è ormai un musicista arrivato che, in teoria, non ha più niente da dimostrare a nessuno. La sua carriera, in quasi cinque decadi, ha attraversato molte fasi, ognuna delle quali ha i suoi sostenitori come i suoi detrattori. Il nuovo ‘The Vigil’ lo possiamo vedere, forse, come un tentativo di sintesi di alcuni dei volti più amati del pianista: il post-bop evoluto di fine anni ’60, la fusion degli anni ’70, il pastiche latineggiante, il kitsch populista si ritrovano tutti insieme, confermati come mattoni fondanti dell’estetica dell’estroso Armando, che con la consueta generosità allestisce un sostanzioso banchetto per i numerosi ammiratori. (Continua a leggere)
Buck Clayton è una delle trombe storiche della swing-age, nonché uno dei maestri riconosciuti dello strumento. Noto per la militanza presso Count Basie e le magnifiche jam session realizzate per Verve, il nostro ha registrato in lungo e in largo in giro per il mondo. Tipo per questo programma tv belga, dove si esibisce assieme in una fantastica ‘Outer Drive’ assieme a grandi musicisti, fra cui Sir Charles Thompson (piano), Buddy Tate (sax tenore) e Emmett Berry (tromba).