FREE FALL JAZZ

Archive for " ottobre, 2013 "

Non c’è stata, almeno per ora, troppa gloria per George Adams e Don Pullen, due meravigliosi artisti noti più che altro per la breve militanza alla corte di Charles Mingus e troppo poco per tutto il resto. Questo clip ce li presenta in Giappone, mentre noi ci promettiamo di riparlarne fra non troppo tempo!


William Parker pubblica dischi a getto continuo, al punto che a volte si finisce per perderne qualcuno per la strada. Vista la qualità mediamente alta della sua opera è certamente un peccato, ma lo è ancora di più quando il contrabbassista newyorkese devia dai suoi binari abituali e apre un nuovo capitolo, facendo per di più centro completo. L’intento di ‘Uncle Joe’s Spirit House’ è quello di celebrare la vita di zio Joe e zia Carrie, che con il duro lavoro e la generosità furono di grande ispirazione al piccolo William; per farlo, ecco un gran bel disco di puro soul jazz, quello che fioriva negli anni della gioventù degli amati zii. Sono della partita tre fidi comprimari come il tenore Darryl Foster, l’organista (in questo caso) Cooper-Moore e il batterista Gerald Cleaver, alle prese con nove brani originali scritti dal leader. (Continua a leggere)

Copertina, retro e titolo di questo album veicolano un messaggio abbastanza chiaro: questa è musica per tutti. In effetti, quando Christian McBride ha messo su gli Inside Straight aveva in mente una cosa, ovvero suonare del jazz che fosse potente, accessibile, e allo stesso tempo sofisticato. Tradizione in movimento, resa sempre attuale. Un credo che alcuni definirebbero “populista”, ma che in realtà non è alieno a gran parte del miglior jazz e che rientra nel concetto più ampio di arte in America, dove l’entertainment non è visto come qualcosa di cui vergognarsi, ma come un valore aggiunto capace di veicolare concetti complessi al pubblico più ampio possibile. Difficile a questo punto non pensare a Cannonball Adderley, che da sempre ha perseguito quest’ottica nell’arco di una carriera interrottasi troppo presto. (Continua a leggere)

Dopo due fortunate stagioni estive, che hanno avuto per cornice il suggestivo giardino di Palazzo Bomben, gli “Spazi Jazz” promossi dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche con la collaborazione di Caligola, tornano nell’acustico e confortevole auditorium per tre concerti ricchi di motivi d’interesse. (Continua a leggere)

Il fatto che Jonathan Finlayson abbia chiamato la sua band ‘Sicilian Defense’ non significa che il trombettista sia un difensore delle bislacche teorie di Renzo Arbore. Si tratta, semplicemente, del nome di una particolare mossa a scacchi. Messa da parte l’aneddotica, ‘Moments & The Message’ è il primo album da leader di Finalyson, dopo ben tredici anni spesi alla corte di Steve Coleman e varie collaborazioni illustri, come Steve Lehman e Mary Halvorson. Vista la palestra, ci si potrebbe aspettare musica cerebrale e distaccata, ma è vero solo in parte, anzi… quasi per niente. O meglio, le influenze di tutti questi importanti musicisti si sentono, ma Finlayson e i suoi ragazzi riescono a dare una versione più accessibile e diretta del jazz cerebrale, spigoloso e ricco di contrappunti dei mostri sacri citati – potremmo aggiungere alla lista delle ispirazioni pure Tim Berne, Greg Osby e, perché no, pure l’Henry Threadgill più recente. (Continua a leggere)

Foto di Bar Borsa        

Che bello il venerdì. Il venerdì è la fine della settimana e questo basta a renderlo un giorno speciale. Ma quel venerdì doveva essere ancora più speciale. Al conservatorio di Novara, era in programma un live del Trio di Vijay Iyer. A Novara, a 20 minuti di pandino; non in una lontana Nürgenbrigensbrunzhen a caso nel punto più remoto della Germania da casa mia. A Novara. Già mi vedevo, pieno di Bagna càuda, trasudante aglio e bello avvinazzato di un buon rosso delle Langhe a gustarmi il concerto di uno dei più estrosi e abili pianisti in circolazione.

E invece no: “Purtroppo a causa di uno sciopero dei trasporti aerei il Vijay Iyer Trio è bloccato a Bucarest e non riuscirà ad atterrare in tempo per la performance a Novara. Il concerto previsto per stasera all’Auditorium Cantelli è pertanto annullato. Serena, conservatorio di Novara”… Finii di bestemmiare dopo due ore. Vomitato addosso al prete mi slegai dal letto benedetto e scesi in garage gattonando all’indietro. Il pandino già mi aspettava scalpitando. Partii a fuoco. Arrivato al confine Slavo mi calmai. Decisi che l’operazione “Vai a prendere Vijay a Bucarest e portalo a Novara” doveva finire lì. Ripresi coscienza a poco a poco e appresi che di lì a due giorni avrebbe suonato al Bar Borsa di Vicenza. (Continua a leggere)

Dell’importanza della tromba di Dizzy Gillespie per la musica jazz tutta abbiamo già fatto cenno qui e lì, non credo ci sia bisogno di ribadire ulteriormente: se state leggendo queste righe e non avete ben chiaro chi sia, vuol dire che siete capitati su queste pagine cercando su Google “Molly Ringwald nuda” o avete vissuto l’intera vostra vita con la testa sotto la sabbia. Ieri avrebbe compiuto 96 anni, e celebriamo riproponendo uno storico concerto del 1982 al Lincoln Center con la sua “band dei sogni”. Quasi  tre ore di musica che vedono Dizzy in compagnia degli amici di una vita: monumenti come Max Roach, Pepper Adams, Gerry Mulligan, Milt Jackson… Il tutto a un solo clic di distanza: schiacciate play e buon divertimento.

Nell’ambito delle attività per il 2013 del Creative Music Lab di Città Studi, si presenta per le giornate del 25-26-27 ottobre un’importante workshop con il musicista e compositore Graham Haynes. (Continua a leggere)

Tocca segnare un’altra grande perdita nel lungo e tristemente ricco registro di questo 2013: il batterista Ronald Shannon Jackson se n’è andato ieri. 73 anni, nativo di Forth Worth (Texas), dov’era tornato a vivere negli anni ’90, Jackson era affetto da leucemia, ma la malattia non gli aveva impedito di restare attivo quasi fino alle fine: è del Luglio 2012 la sua ultima esibizione presso la città natale (l’estate precedente invece era stato anche dalle nostre parti, al festival di Sant’Anna Arresi, in compagnia di altri due pezzi da novanta come Melvin Gibbs e Joe Bowie).

Spesso ricordato per i suoi trascorsi free jazz accanto a Ornette Coleman, Albert Ayler e Cecil Taylor o ancora per il progetto Last Exit, Jackson era in realtà un musicista dall’apertura mentale a 360 gradi che cercava di approcciarsi a suoni e mondi normalmente snobbati dai cosiddetti “sperimentatori”: era questo l’obiettivo della Decoding Society, il collettivo da lui fondato alla fine degli anni ’70 e in cui hanno transitato musicisti di altissimo livello come lo stesso Melvin Gibbs e Vernon Reid, chitarrista dei Living Colour, che lo ha definito “il suo mentore”.

Proprio le parole di quest’ultimo sono le migliori per ricordarlo: “Shannon non era un avanguardista ‘ideologico’.  Certo, anche lui faceva musica da un punto di vista non allineato, ma non escludeva il pop e il rock. A differenza di altri della sua stessa generazione, a lui non dava fastidio che la musica pop andasse per la maggiore. Sintetizzava il blues con i ritmi africani attraverso gli occhi di una persona che dava sfogo ad ogni tipo di emozione. Lo scontro di valori così differenti nella sua musica rappresenta davvero bene la cultura americana”. (Nico Toscani)

Il BeanTown Jazz Festival è uno di quei mega festival gratuiti che qui ci sognamo. Quella relativa al jazz, tra l’altro è solo una parte di un festival più grande che nell’insieme richiama cifre pazzesche, nell’ordine degli 80.000 spettatori. Lo scorso settembre ci ha suonato Christian Scott, così vi presentiamo questo bel clip che coglie il quintetto alle prese con un originale blues inedito. Avanti così.


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