FREE FALL JAZZ

Martino A.L. Spreafico's Articles

Il 31 Gennaio scorso è uscito l’ultimo album di Michael Wollny, ‘Weltentraum’. A fianco del virtuoso pianista di Francoforte troviamo l’amico e batterista Eric Schaefer e la new entry Tim Lefebre al contrabbasso. Non si tratta del “solito” trio di Wollny, gli [EM] (già recensiti per voi da FFJ): la contrabbassista Eva Kruse (con Michael e Eric in tutti i precedenti dischi del trio) ha preso una pausa, che dura da più di un anno ormai, per stare in compagnia della sua piccola bimba; che pare molto intelligente e passa intere giornate a… Fermo, questa è la recensione per Free Fall Jazz, quella per Chi la fai dopo…

Inutile dirvi che alle 23:59 del 30 gennaio ho iniziato a premere freneticamente sul bottone “Acquista” del sito della ACT tanto che mi è venuta una cisti che manco dopo un’estate a giocare al Metal Gear Solid in sala giochi… Già ma che hai fatto fino adesso? Ti sei dato a Mortal Combat? Naaa… ho ascoltato, ho ascoltato parecchio e iniziato questa recensione almeno cinque volte… Non riuscivo a capire da dove diavolo iniziare… (Continua a leggere)

 

Happy Jazz Day a tutti! Eccoci, sempre sul pezzo, a passarvi il link youtube per il live dell’International Jazz Day 2014!
Quest’anno il concerto si terrà (a brevissimo in realtà) ad Osaka, e vedrà sul palco artisti come Dee Dee Bridgewater, Terri Lyne Carrington, Pete Escovedo, Kenny Garrett, Herbie Hancock, Marcus Miller, Gregory Porter, John Scofield, Wayne Shorter, Esperanza Spalding etc etc etc… meeeeeenghia!



Di solito, quando metto insieme le parole Blue, Note e Milano nella stessa frase e senza punteggiatura, senza pause, ho un piccolo brivido. Subito mi vengo in mente folle vocianti, sciccoserie inutili, parole come “cool”, “figa oh”, “minkia a me piace il gièzz”, rumorosi tacchi a spillo e profumi da strapponi… Il tutto annaffiato da un listino prezzi che accetta solo organi freschi. Di solito è così. Ma non questa volta.

Questa volta è stato tutto perfetto. Alle 21:00 spaccate sale sul palco il Paolo Fresu Quintet che quest’anno compie 30 anni. Trent’anni. Sono trent’anni che Paolo Fresu (Flicorno e tromba), Tino Tracanna (al Soprano e tenore… quanto mi piace ‘sto cognome… Tracanna…), Attilio Zanchi (contrabbasso), Ettore Fioravanti (batteria) e Roberto Cippelli (Piano) suonano insieme. Forse (così, a naso) uno dei quintetti più longevi della storia. Trent’anni e più di venti dischi. Hanno firmato pubblicazioni con Splash, EMI-Blue Note, RCA-VictorBMG e, l’ultimo, un doppio cd di selezione dei brani che hanno fatto la storia del quintetto, pubblicato dalla Tuk Musik, l’etichetta fondata da Paolo. (Continua a leggere)

Golden Explosion è quella cosa che succederà al tuo cervello ascoltando le prime due tracce di questo disco a tutto volume. La intro, lenta e sincopata, è il preludio di un disco carico, energico… esplosivo, appunto. Il da poco ventinovenne Marius Neset è una mina vagante del sax, harmonica, keyboards, piano, sax soprano, sax tenore e sti cazzi. Massì, crepi l’avarizia, diciamo che è anche producer. Pensare che abbia solo due anni in più di me mi regala la dignità di un bradipo in letargo dopo un’estate tutta birra e mariolana.

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Che Youn Sun Nah ci piacesse ve lo abbiamo già detto qua. La cantante coreana è ora impegnata  in un tour mondiale con il suo ormai inseparable compagno nonché mio personale mito della chitarra: Ulf Wakenius. È infatti “colpa” di questo talentuoso chitarrista svedese e del suo album ‘Notes From The Heart’ (ACT, 2005 – omaggio a Keith Jarret) se son qui che vomito i miei deliri parlando di gièzz.

“Datemi il pandino e vi solleverò il mondo”, dice l’antico proverbio Waltellinese. Non sollevai il mondo, ma l’A4 destinazione Brescia sì. Il concerto iniziava alle 21.00 di martedì… “Esco alle 17.30 così vado tranquillo”. 8.43 coda in A1 taaaac… Ascoltando il disco di Nah e sostituendo le parole con delle bestemmie (devo dire un esperimento riuscito benissimo) mi divincolai dalla coda uscendo chissà dove facendo rally tra la campagna del bresciano. Pandino modalità “4×4 spacchiamo i culi”: ON. 8:49 Parcheggio e inizio a correre a caso verso una direzione che ritenni appropriata. Una coppia di signori mi chiede indicazioni per il teatro grande: “In fondo ai portici a sinistra”, la butto lì. In fondo ai portici a sinistra c’era l’entrata del Teatro con a fianco la biglietteria. 8:58 arrivo presso la biglietteria: “Ho prenotato il biglietto under 30” – “Documenti prego” – “Ma zincane! Ho 26 anni dai!”… Mi metto in fila tra i vari mormorii: “iu su… iun sun… chi!?!?!?! bah varda… ciao Armanda, anche te qui? Massì, varda, a caso proprio, non c’era niente alla tele”. Va beh… 21:02 Prendo posto in quinta fila al centro nella platea del bellissimo Teatro Grande di Brescia. Leggo “riservato” – “Chisseneincula” rispondo. 21:03 inizio concerto. (Continua a leggere)

Foto di Bar Borsa        

Che bello il venerdì. Il venerdì è la fine della settimana e questo basta a renderlo un giorno speciale. Ma quel venerdì doveva essere ancora più speciale. Al conservatorio di Novara, era in programma un live del Trio di Vijay Iyer. A Novara, a 20 minuti di pandino; non in una lontana Nürgenbrigensbrunzhen a caso nel punto più remoto della Germania da casa mia. A Novara. Già mi vedevo, pieno di Bagna càuda, trasudante aglio e bello avvinazzato di un buon rosso delle Langhe a gustarmi il concerto di uno dei più estrosi e abili pianisti in circolazione.

E invece no: “Purtroppo a causa di uno sciopero dei trasporti aerei il Vijay Iyer Trio è bloccato a Bucarest e non riuscirà ad atterrare in tempo per la performance a Novara. Il concerto previsto per stasera all’Auditorium Cantelli è pertanto annullato. Serena, conservatorio di Novara”… Finii di bestemmiare dopo due ore. Vomitato addosso al prete mi slegai dal letto benedetto e scesi in garage gattonando all’indietro. Il pandino già mi aspettava scalpitando. Partii a fuoco. Arrivato al confine Slavo mi calmai. Decisi che l’operazione “Vai a prendere Vijay a Bucarest e portalo a Novara” doveva finire lì. Ripresi coscienza a poco a poco e appresi che di lì a due giorni avrebbe suonato al Bar Borsa di Vicenza. (Continua a leggere)

Eh ragazzi, l’estate è finita. Eccoci qua sul nostro bel piatto di cassœla, un bel polentìn e via a metter su la grassa per affrontare l’inverno. Si cercano i suoni adatti ad accompagnare questo uggioso periodo. Pronti via… digitiamo www.actmusic.com, settiamo “fare la spesa affamati” su “ON”, e scegliamo dal menù, ci son pure i saldi… Spicca su tutti la copertina (lugubre e sinistro rigetto probabilmente disegnato da Morticia Addams) di Wonderkammer XXL di Wollny (aggiungi al carrello), il fillandesissimo e freddissimo ma bellissimo nuovissimo dischissimo dei Tonbruket di Dan Berglund, contrabbassistissimo ex E.S.T. (aggiungi al carrello), qualche nome impronunciabile ugro-afgano-pakistan-nipponico (massì, aggiungi al carrello), un po’ di vocal Jazz a caso (aggiungi al carrell… no dai, lo sai che non ti piace!), e bon… ah no… ‘spetta… che è!?… Nel nuovo e pulito layout del sito di ACT, in un angolino, strizza l’occhio una copertina semplice, senza troppe pretese, bianca, con tre pupazzini gonfiabili verdi… Nur ein Trio, kleiner als man denkt. Saxofon/Bassklarinette, Posaune und Drums. Fehlt da was? Weniger macht mehr… Martin, non lo sai il tedesco, fattene una ragione… Switchato in inglese, ti schiarisci le idee.

Three Fall… mhmhmhmh… Three Fall… aaaah sì, li conosci già. Un trio giovanissimo e divertente che esordisce in ACT nella serie “young german jazz” con un tribute album dedicato ai Red Hot Chili Peppers, celebrato dallo stesso batterista Chat Smith che così twittò: “Young german jazz Best rhcp covers I’ve heard done yet!”… Sisi, ora ricordo: Lutz Streun al sax e clarinetto, Til Scheider al trombone e Sebastian Winne alla batteria. Hai subito pensato che un articolo sui Three Fall, sul blog Free Fall Jazz, ispirato a Free Fall fi Fimmy Fuffré fi fafeffe fatto fefifffimo. (Affunfi af faffello) (Continua a leggere)

I dottori ancora non si fidano a lasciarmi andare. Dicono che quello che ho scritto sul Festival finora è un buon passo avanti, ma non basta. Dicono che devo sputare il rospo bello intero… come una lavanda gastrica… dicono che è meglio se scrivo ancora. Dicono…

5 Luglio, Milano. Mi alzai prestissimo quella mattina. I postumi di una serata in birreria fecero rimbombare il trillare molesto della sveglia dentro la cassa cranica come se un neurone, ormai solitario e sconsolato, avesse suonato un gong gigante. Era l’alba… bisognava partire presto, evitare orari di punta e quindi il traffico e ingorghi vari; insomma, una partenza intelligente… Dopo due ore di coda sull’A1 mi sentii molto stupido.

Il mitico pandino, scalò il passo del Gran San Bernardo in gran scioltezza. Su su su e poi giù giù giù, diretti verso il Montreux Jazz Festival. (Continua a leggere)

È passato qualche giorno ormai. Due, tre, una settimana, un mese? Qui, al reparto di psichiatria intensiva, il tempo scorre inesorabile ma senza ritmo. I dottori mi suggeriscono di scrivere qualcosa. Dicono che mi farà bene. Una frase, un accenno… Ogni sforzo è vano. Ecco che appena inizio a ricordare qualcosa del festival, tutto sembra più bello e leggero, ma quando, guardandomi intorno allibito, scopro di non essere più tra la musica, le bancarelle e il lago, subito ritorno nello stato vegetativo in cui mi trovo da giorni. La sensazione è quella di avere uno Steinway sul petto. Credo però di aver fatto dei progressi. La terapia funziona… L’aver scritto “festival” senza cadere in un baratro di nichilismo cosmico è da considerarsi un gran successo. Dicono che se scrivo è meglio. Dicono che devo sforzarmi, dicono… (Continua a leggere)


Come già sapete, il 4 luglio prossimo prende il via il 47esimo Montreaux Jazz Festival, uno degli eventi Jazz (e dintorni) più attesi e conosciuti dell’anno. Free Fall Jazz sarà presente alla seconda serata: The ACT Night. Eccovi la line-up, due righe sui tre artisti che andranno in scena, giusto per stuzzicare un po’ la vostra curiosità o uccidervi di noia se già siete sul pezzo.

Michael Wollny
Ho già parlato di Michael e del suo eccentrico trio, gli [em], tempo faClasse 1978, in ACT dal 2005, il giovane tetesco vanta molte collaborazioni e performance da leader per un totale di undici album (eggià, undici…). Nonostante l’ancora “breve” carriera, il suo nome riecheggia insieme ad epiteti come “grandioso”, “talentuoso”, “formidabile” e “leggendario” tra i corridoi della critica europea e internazionale. Un personaggio eclettico, ma molto alla mano; un’estetica e un linguaggio dal timbro indefinibile, spiazzante… profondo. Echo Jazz 2010, 2011 e 2013 per ‘Wasted & Wanted’ dei già citati [em]. In questa breve introduzione al personaggio, concedetemi una piccola curiosità: Soggy Loch (fondatore e presidente di ACT), in ogni sua intervista, maldestramente portato a parlare di Esjborn Svensson e della sua triste e prematura scomparsa, parla di Wollny come uno dei principali motivi per cui ancora oggi possiamo parlare di ACT e godere dei grandi artisti che ogni hanno offre sul piatto del sensibile ascoltatore. (Continua a leggere)

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